Ci siamo incontrati con i nostri sogni e le nostre speranze. Abbiamo chiuso gli occhi per vedere e desiderato di non doverci coricare là dove ci eravamo destati. Abbiamo respirato come fossimo uno e intonando una nuova melodia, abbiamo cantato il tempo e creato lo spazio. E ci siamo accorti che il sapore delle lacrime non era più così salato. Direte che queste cose non esistono, che ce le siamo inventate, ma la storia ve la vogliamo raccontare comunque…

Non sempre le aspettative di chi ti circonda sono fatte a tua misura…
La storia pare ambientata in un non tempo e un non luogo, ma in realtà Michele, il protagonista, rappresenta tanti di noi che si ritrovano a vivere il conflitto tra le aspettative degli altri e la propria “chiamata”. In questo percorso di ricerca di sé, Michele è aiutato dal nonno che parla con i fiori e fa il giardiniere presso Villa Paradiso, un ex manicomio dove vive anche Iris, che parla invece con gli angeli. Una storia surreale ma al tempo stesso estremamente reale.

Eva è una donna dei nostri giorni, alle prese con gli impegni quotidiani e i modelli in cui non riesce più a riconoscersi. Annebbiata dall’uso di psicofarmaci, racconta un incubo che ossessiona le sue notti: l’uccisione dei propri figli. Da qui l’inizio di un cammino catartico, un’immersione dentro se stessa a incontrare i mostri che tanto temiamo. Ombre, che anelano alla luce, per sciogliere finalmente le tante paure che ci attanagliano e lasciare fluire liberamente la nostra essenza.

Il romanzo dell’uomo di Similaun, rivissuto con mente da archeologa e spirito narrativo. Ma anche un romanzo multimediale: lo accompagna come colonna sonora un CD di musiche composte da Carlo La Manna. L’esperimento che si propone al lettore è di accompagnare l’ascolto di queste musiche alla lettura delle vicende che l’uomo di Similaun potrebbe aver vissuto, prima di morire in cima a un ghiacciaio della Val Senales, cinquemila anni fa…

Versione tedesca del 1998: Ötzi, der mann vom hauslabjoch, traduzione di Dietrich Matzneller

La metamorfosi culturale dell’etnologa bianca che riscopre le radici africane della propria infanzia. il fatto antropologico elevato a tessuto narrativo, mentre gli individui umani accettano di vivere in funzione della più antica forma di sapere virtuale: quella sciamanica. Un racconto spontaneo, a tratti naif, che produce momenti di umile commozione, all’interno di un’ opera semplice e complessa allo stesso tempo, sconcertante nel suo anticonformismo primitivo.